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Paolo Gioli, figura storica dell'avanguardia artistica italiana, sperimentatore tra pittura, fotografia e immagine in movimento, trascorre qualche mese a Volterra nel 1984. Ad attrarlo sono le sculture funerarie del Museo Etrusco Guarnacci: il marmo e l'opaca terracotta rendono eterne queste opere riemerse dall'oscurità. Gioli decide di fotografarle con diversi tipi di Polaroid per far risaltare le asimmetrie dei volti, i colori cangianti, l'eternità delle opere a confronto con l'istante della fotografia, di un apparecchio imperfetto come la Polaroid. Un sottile gioco dialettico tra arte classica e arte contemporanea condotto con grande consapevolezza dall'artista veneto. A completare il volume, il magnifico capitolo su Volterra del classico "Luoghi etruschi" di D. H. Lawrence e un saggio della storica della fotografia Roberta Valtorta, che analizza con finezza questo lavoro di Gioli.